Acqua, Terra, Fuoco, Aria

Un itinerario spirituale, questa mostra, in cui gli elementi primordiali diventano tramite e ponte per la comprensione della grandezza del creato. Oltre il nostro quotidiano esistono altre realtà e altrettanti livelli interpretativi. Densi di echi e rimandi sono pertanto i linguaggi dell'esposizione, per aiutarci a capire il miracolo della vita in un necessario cammino interiore.
Il fenomenico è solo l’accenno di ciò che sta dietro l'esistere, bisogna scavare per coglierne i segreti, accumulando visioni su visioni. Spesso sono il dolore e la pena ad agevolare questo processo, talvolta i ricordi e i legami, in qualche caso proprio la natura che, come la filosofia zen indica, é immagine dell'assoluto. Indagarla significa conoscerla. Con empatia nel caso di Roberto Faganel. E per chi desidera farla propria e renderla in un'offerta di gratuita, vale solo l’esperienza. Viaggiare dunque, dipingendo en plein air, risulta l'attitudine genetica dell'artista. Se si considera inoltre la ventura dell'essere nato in una zona di confine, con la benedizione sì di due favelle costitutive — l'italiano e lo sloveno —, ma anche con gli inevitabili disagi che ciò comporta, allora si capisce meglio la sua particolare disponibilità all'ascolto partecipe, quel suo cercare scenari sempre nuovi da imprimersi nella mente e nel cuore. I più vasti possibile. In cui esorcizzare le sofferenze patite da bambino con la madre, sofferenze che avrebbe illustrato nell'intenso ciclo degli anni '60 Aspettando la libertà.
Da instancabile pellegrino quindi Roberto Faganel ha percepito e dipinto le molteplici forme dell'acqua, della terra, del fuoco, dell'aria. Ha percorso i continenti, si e immerso nelle loro linfe, ne ha colto le ricchezze, restituendole infine preziose di sentire.
Per processi luministici evidenti nei giochi di contrasti. La luce é invero protagonista del suo sistema pittorico, con l'ombra lo determina in un singolare amalgama di astrazione e concretezza, tanto che nei punti molto rischiarati la pennellata sembra quasi enuclearsi improvvisa per squarci sulla tela. Cosi, con scioltezza di tratto postimpressionista, il pittore ci racconta le Hawaii dalle gamme infinite, compreso il violetto mai apparso prima sulla sua tavolozza. Negli oli dedicati all'India l'ispirazione si dispiega in sfumature inaspettate e impianti fitti, tra polvere, sole, profumi oppiati. La sinestesia la fa spesso da padrona dominando i sensi, fragili davanti ad azzardate geometrie tonali come lo scarlatto e il blu cobalto del Grand Canyon, l’ocra annichilita della Tunisia, il cremisino piumoso dei fenicotteri di N’goro N’goro, le flessuose palme, le piantagioni di the, le vigne e i boschi mitteleuropei, i corpi opulenti di donne dagli azzurri o dai rossi pensieri, la volta stellata dei luoghi natii, un Cristo librato su di noi dalla sua croce, lo skyline fosco delle metropoli dell'America del Nord.
Sequenze, queste, aperte le une nelle altre a rivelarci una dimensione dell'inconscio. Che poi é lo spazio colmo di fermenti dell'universo di Roberto Faganel.
 
Irene Navarra