Il momento africano

Roberto Faganel è per le problematiche figurative a stile complesso. La sua vena artistica è nata dalle asprezze carsiche e dalle provocazioni sensuali del mare Adriatico. Delle prime e delle seconde ha fornito testimonianza su tele che oramai sono sparse già un po’ dovunque. Da uomo di cultura convinto della bontà delle esperienze dirette, non ha esitato ad allargare i suoi orizzonti facendo un balzo in Africa, terra dalle mille suggestioni pittoriche dove il suo estro figurativo ha colto, con quel suo stile veloce ed essenziale, il respiro del Continente Nero e le immagini di un mondo ricco di gioielli e di divinità che eravamo abituati a conoscere attraverso forme troppo convenzionali.
Il bello di Faganel africano è che anche attraverso questa sua nuova esperienza egli rimane se stesso. E’ una dimostrazione di forza e di sicurezza il non indulgere nelle sdolcinature e nelle liturgie retoriche di fronte ai percorsi che non sono proprio di tutti e di ogni giorno, anche se oggi viaggiare attraverso l’Africa non è come esplorare gli angoli del tutto esotici delle isole polinesiane ai tempi di Gauguin. Tuttavia le suggestioni sia cromatiche sia simbolistiche, in chi abbia una impostazione impressionistica, sono sempre possibili anche se criticabili. Roberto l’ “Africano” le ha evitate d’istinto, dandoci conferma della sua spiccata personalità artistica.
Faganel ha seguito un po’ gli itinerari del vecchio Hemingway, ma i suoi interessi si sono fermati nella ricerca e nella esaltazione dello spirito di sopravvivenza dei Masai, un popolo tanto misterioso quanto amabile e rispettabile per le sue tradizioni, il suo spirito civico e di collettività e la sua bellezza morfologica.
Egli ha fermato sulla tela un gruppo di Masai al tramonto che ha, nella sua essenzialità, qualcosa di vigoroso e di biblico. Il mercato indigeno e una astrazione che sublima anche il momento psicologico delle relazioni umane in quel magnifico angolo di mondo. La tribù intorno al fuoco di notte offre spunti di lirismo altissimo. Lo scorcio di un villaggio africano è come una ripresa di Flaherty ai tempi in cui il cinema doveva esprimersi con immagini e senza l’ausilio della parola. Ma c’e una forza primordiale anche in quell’armonioso passaggio di elefanti nella savana in cui par di udire il barrito dei bestioni infuriati. Come c’è della metrica vibrante nell’estetismo puro del quadretto raffigurante i trampolieri. Tante altre cose caratterizzano il momento africano di Faganel, a cominciare dalla tenuità di un colore che non abbaglia mai, nonostante abbia la divorante presenza dell’Equatore.
 
Italo Soncini