Presentazione

Roberto Faganel è artista fedele ad una vocazione pittorica che nasce da lontano e che si è andata evolvendo all’interno di un preciso mondo figurativo contrassegnato, nei quasi quarant’anni di attività espositiva, da uno sviluppo estremamente coerente talché e possibile riscontrare una straordinaria continuità di linguaggio, pur nello sviluppo delle successive fasi di maturazione, che lega indissolubilmente le prove giovanili con quelle dell’età matura. Fin dagli esordi degli anni Sessanta il suo forte senso del colore lo portava a prediligere un linguaggio di derivazione postimpressionista dagli impasti coraggiosi e decisi, teso verso la massima resa luministica e, allo stesso tempo, adatto ad un’interpretazione della realtà filtrata attraverso una visione idealistica della vita e dell’arte. A determinare questo indirizzo caratterizzante della sua produzione hanno contribuito sicuramente i quattro anni di studio e di bottega con il pittore triestino Riccardo Tosti, uno degli ultimi maestri del luminismo nell’area del Nord Est d’ltalia.
Attraverso di lui Roberto Faganel ha potuto cogliere l’ideale continuità con la brillante ed incisiva pittura di Carlo Wostry, che del Tosti era stato a sua volta maestro, e quei modi ancora permeati della lezione verista che sul finire dell’Ottocento e lungo i primi due decenni del Novecento avevano dato vita a quella particolare pittura triestina nella quale, primo fra tutti il Veruda, trovavano splendida armonizzazione le scuole di Venezia e di Monaco. Grande influenza ebbe anche su Faganel la frequentazione di Nino Perizi, artista attento alle avanguardie storiche e maestro di compiute sintesi tra figurazione ed astratto, che, attraverso l’insegnamento presso la Scuola Libera di Figura del Civico Museo Revoltella di Trieste, aveva svelato al nostro sia il procedere analitico con i segreti di una figurazione essenziale sia il gusto per composizioni attente al valore del segno, agli equilibri spaziali e alle necessita progettuali. ll senso armonico della pittura di Faganel, non va dimenticato che egli ha iniziato come musicista, lungi dall’esserne intaccato poteva cosi trovare nuove e più meditate strade per risultati formali assai convicenti e non meno freschi.
Faganel ha dipinto molto in questi decenni non solo guardando attorno a sè, nel microcosmo incantato dei paesaggi amati del Carso di Gorizia e di Trieste, alle situazioni umane e sociali, ma anche traendo ispirazione dai tanti viaggi di studio affrontati proprio nel desiderio di scoprire più lontane realtà e narrare altre storie. Per alcuni di questi mondi ispirativi altri autori offrono la loro testimonianza nel presente volume. A me sia consentito brevemente solo di richiamare l’attenzione su due periodi e due ambiti geografici dei quali fin qui poco si e detto ma che possono essere giustamente annoverati tra i momenti più intensi e felici di tutta la produzione di Roberto Faganel. Mi riferisco alle pitture dedicate al ciclo delle Hawaii, nate a partire dal 1989, e a quelle ispirate dalle isole Canarie che han visto la luce sette anni dopo, nel 1996. Del rilevante numero di tele nate dal soggiorno nell’arcipelago delle Hawaii, per le quali esistono vari bozzetti e schizzi dal vero e successive fasi di elaborazione, colpisce sia l’intensità degli effetti chiaroscurali che la felicità nel riportare scorci paesaggistici di rara bellezza senza cadere nel rischio di una proposta di facili effetti sull’onda di una suadente iconografia. E come se Faganel, anziché proporci tout court le Hawaii, volesse condurre per mano chi guarda alla scoperta delle "sue" Hawaii, condividendo la scoperta dei luoghi che hanno incantato il suo sguardo e commosso il suo cuore. E un succedersi di lagune e di spiagge, di rocce a strapiombo sul mare, di cieli nei vari momenti di luce, di personaggi e di attimi di vita locale. Sono opere di grande, a volte di grandissimo, e di piccolo formato, risolte ovviamente in termini diversi. Nelle opere di grande dimensione, affidate anche a dittici e trittici, e privilegiata la veduta d’assieme, certamente più descrittiva e dilatata e pertanto soggetta alle regole che mirano a dare la massima sintesi dell’impressione generale; in quelle di più piccolo formate la soluzione pittorica e raggiunta per mezzo dell’accentuazione del gioco luministico che, pur preoccupandosi della verosimiglianza, mira a catturare l’incanto e le umbratili atmosfere di una natura incomparabile anche nei suoi angoli più umili e nascosti. Nell’uno e nell’altro caso Faganel raggiunge un equilibrio magistrale, fatto di colori che si dipanano da un timbro dominante, verdazzurro, rosato, giallo, terra. Il massimo del risultato è ottenuto quando il pittore affida ai canneti delle lagune e delle spiagge la funzione di quinte suddividendo il colore dei primi piani in tarsie che si alternano verticalmente a introdurre il paesaggio retrostante. Un effetto sipario fatto di vibrazione coloristica in ritmo serrato per un risultato davvero sorprendente ed efficace. Pur trattando anch’esse un ambiente insulare, diverse risultano le opere che Faganel ha realizzato nel 1996 a seguito della sua visita alle Canarie. L’artista è rimasto colpito qui dalla drammaticità di una natura che testimonia dell’immane forza creativa e distruttiva delle forze vulcaniche. Il tema dominante, trattato in spazi e modi diversi nelle varie opere, e quello di una bellezza violenta, primordiale, testimoniata dalle lave nere, grigie, marroni e dalle infinite fusioni dei colori minerali. Ne nasce una pittura che punta alla sintesi, di forte impatto emotivo, dai toni quasi espressionistici, accesi e concitati. Nel rendere il rombo potente dell’oceano che martella le alte coste con i loro pendii di vite e di fico, la cui onda mai si stanca di rotolare le rocce frantumate delle spiagge, l’artista è però abile nel cogliere, ed e quasi un motivo di controcanto nel tema generale, i segni della vita che riafferma il suo diritto e pianta le sue radici in ogni spazio disposto ad accoglierla. Forse e qui che Faganel meglio mette a frutto il suo background musicale affidandosi alla rielabolazione rapsodica dell’elemento naturale per descrivere una realtà assai diversa da quella vista nelle lontane isole del Pacifico, anch’esse nate dai vulcani.
Nelle sue opere del resto, e non solo in quelle di paesaggio, Roberto Faganel alterna toni distesi ed elegiaci, dal sapore meditativo, a momenti di focosa concitazione emozionale sottolineata dal prevalere del segno sul disegno, dall’abbreviarsi della pennellata o della spatolata, dall’impasto più o meno materico del colore. E’ un modo che testimonia il suo guardare alle cose e alle persone - non si dimentichi ciò che altri han detto a proposito delle figure che sono al centro delle sue opere tratte dalla memoria drammatica della guerra, dalla denuncia dell’oppressione, da realtà sociali a noi lontane come quelle africane - sentendo la forza coinvolgente della vita in tutti i suoi aspetti e che lascia in noi, consapevoli o meno, tracce profonde. La sua è dunque una pittura di contenuto e non solo l’esercizio smaliziato di un artista colto e ricco di mestiere. Una pittura, come ha sottolineato un critico sapiente quale Fulvio Monai, "priva di ossequio nei confronti delle mode", fedele e sufficiente a se stessa, molto lontana dalle facili improvvisazioni e dai risultati scontati in partenza del bozzetto di stampo impressionistico e di orecchiate avanguardie, che si presenta piuttosto come un libro da leggere a vari livelli per penetrare in profondità i molteplici aspetti del mondo che ci circonda al fine di scoprirne le armonie più arcane e non solo le squillanti note di superficie.
 
Claudio H. Martelli